Il laboratorio “Movimento, gesto, emozione: Danza e Malattia di Parkinson” nasce da un mio profondo interesse nei confronti della malattia di Parkinson che mi ha condotta a riflettere su quelle che possono essere le potenzialità della danza ed i suoi benefici nei confronti della PD. Attraverso vari studi e progetti inerenti la malattia, è stato scoperto che i malati di Parkinson possono raggiungere possibilità sorprendenti che portano a traguardi impensabili, traguardi da raggiungere con una “compagna” fino a poco tempo fa sconosciuta in questo ambito, appunto la danza, intesa però non come un’attività volta all’esecuzione ed al miglioramento delle abilità tecniche dell’artista, ma come liberazione della mente, autenticità del movimento e, soprattutto, gioia condivisa.
La mia ricerca ha avuto modo di acquisire maggiore concretezza grazie all’attività di laboratorio svolta presso l’AAP (Associazione Azione Parkinson), con la quale ho iniziato ad interagire grazie al fondamentale aiuto del neurologo Prof. Fabrizio Stocchi.
Dopo essermi confrontata con le responsabili dell’associazione, le signore Laura Horn e Clara Lauria, che hanno accolto con grande entusiasmo la mia iniziativa di utilizzare la danza come strumento efficace anche in contesti diversi da quelli cui abitualmente viene relegata, è stato selezionato un gruppo di persone aderenti al laboratorio e da qui è iniziato un profondo e singolare momento di condivisione reso possibile dall’interazione tra danza, musica (si ringrazia Edoardo Martignoni per la ricerca di ritmi musicali adatti ai vari esercizi proposti) e scienza (si ringrazia l’equipe di Neurologia dell’Ospedale San Raffaele Pisana di Roma ed in particolare le dottoresse Laura Vacca, Paola Grassini, Margherita Torti e Fabiana Radicati).
“Il cervello è plastico;
può dimenticare la coordinazione,
ma può essere rieducato a ricordare
quei sentieri inspiegabilmente perduti.”
F. Bitti
L’obiettivo del laboratorio è stato quello di approcciarsi al paziente con un atteggiamento positivo ed incoraggiante, volto al raggiungimento di un possibile miglioramento del movimento e della qualità di vita del singolo, tenendo conto delle difficoltà di movimento e delle problematiche individuali.
Di settimana in settimana sono state proposte delle lezioni che hanno visto crescere in maniera graduale la complessità degli esercizi. In generale, il mio motivo conduttore, quello che più mi ha dato la voglia di aumentare di volta in volta le difficoltà, è stato il voler raggiungere obiettivi per me fondamentali ai fini di questo studio, obiettivi che, chi più chi meno, tutti i partecipanti hanno raggiunto.
Gli obiettivi del laboratorio di danza sono stati:
– Migliorare la mobilità articolare;
– Normalizzare la lunghezza del passo;
– Lavorare sulla postura;
– Lavorare sulla fluidità del movimento;
– Sincronizzare il movimento con il ritmo musicale;
– Migliorare la qualità di vita del paziente anche dal punto di vista relazionale.
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Sono stata molto attenta ad ascoltare le eventuali problematiche dei partecipanti dinanzi all’esecuzione di un movimento più complesso del solito così da aiutarli nello svolgimento di esso e trovare insieme la via più semplice e funzionale per eseguirlo, ed in verità mi sono parecchio sorpresa di come il più delle volte ho ottenuto dal gruppo feedback molto positivi, anche quando sono state riscontrate dallo stesso difficoltà nell’esecuzione di alcune sequenze proposte: nessun partecipante ha mai mostrato segni di arresa dinanzi ad un ostacolo, ma lo ha voluto sempre affrontare ed arginare con notevole grinta e tenacia!
Gli incoraggianti risultati dei test somministrati ai partecipanti, forniti dall’equipe di Neurologia dell’Ospedale San Raffaele Pisana di Roma, hanno dimostrato come l’esercizio fisico e costante della danza, un linguaggio creativo che si differenzia nettamente dalla semplice ginnastica, contribuisca a migliorare il coordinamento fisico e neurologico, potenziare il senso del ritmo e dell’equilibrio ed il controllo del movimento in persone colpite da PD. Inoltre, essendo un lavoro che si svolge in gruppo, si propone di migliorare le relazioni interpersonali e promuovere un senso di appartenenza e di unione all’interno del gruppo stesso, in cui ognuno possa sentirsi attivo, partecipe e parte integrante dell’attività svolta.
Si tratta, dunque, di un’esperienza volta a stimolare l’attività mentale e fisica, l’interazione tra le due, e la scoperta ed il piacere di condividerla con l’altro senza timore di sbagliare o paura di essere giudicato, dunque, un’esperienza che, grazie all’interazione tra danza, musica e malattia ha reso denso di significati, di emozioni e soprattutto di grandi aspettative quello che io chiamo “viaggio alla scoperta della Malattia di Parkinson” …
Alessandra Venuti
Docente di Tecnica della danza contemporanea
Ricerca “Movimento, gesto, emozione: Danza e Malattia di Parkinson”,
Tesi di diploma accademico di secondo livello, Accademia Nazionale di Danza (Roma)
Relatore: prof.ssa Elena Viti Correlatore: dott.ssa Laura Vacca
Se ne volete sapere di più o approfondire ulteriormente l’argomento vi invitiamo a scaricare il pdf con la parte della tesi relativa al laboratorio di danza e tutti i dati raccolti a questo link o a sfogliare il sottostante album fotografico con il racconto di questa bella esperienza!
Vorrei ulteriore informazioni per mio padre affetto da Parkinson
Ciao Cinzia,
C’e’ un corso attivo al momento dal titolo “I sensi che danzano” su tematiche simili che potrebbe essere interessante e utile per tuo padre. Vedi http://www.azioneparkinson.it/?p=668
Se ti interessa puoi chiedere a tuo padre di partecipare per una prova (e ti puoi unire anche tu) il mercoledi alle 15:45.
Salve anche io sarei interessata per mio padre che ha il Parkinson con un inizio di demenza senile ed ha 71 anni