Da tempo aspettavo questa domanda ma nonostante più volte avessi riflettuto su come spiegare la malattia di Parkinson ai miei nipotini, la domanda mi ha colto impreparata. Ora cosa gli rispondo?
Nonna perché tremi?
Sono un vecchio albero forte e robusto, con solide radici ma con i rami mossi dal vento che li agita senza sosta, ecco perché vedi le mie braccia e gambe muoversi. Non tremo nè per il freddo nè per la paura, stai tranquillo piccolo mio, è solo il vento.
Nonna sbrigati!
Vorrei sbrigarmi, essere ancora la gazzella veloce che ero un tempo per correre con te sui prati ma invece ora sono una tartaruga che cammina piano piano, ma cammina.
Nonna sei triste?
No, non sono triste, purtroppo non puoi vedere il mio sorriso perché si ferma sul cuore non riuscendo ad arrivare al viso ormai privo di espressione.
Nonna cosa hai detto? Parla più forte non ti sento!
Vorrei ancora cantare canzoni stonate e filastrocche ma la mia voce è flebile, flebile come quella di un uccellino che però continua a cantare.
Nonna suona la tua scatolina!
Suona per dirmi che devo prendere le medicine.
Ricordi la favola di cappuccetto rosso? cappuccetto rosso e la nonna sono state salvate dal cacciatore che con il suo fucile ha cacciato via il lupo dal bosco io non ho incontrato il lupo ma una malattia che si chiama Parkinson, da sola non avrei mai potuto vincere contro di lei e farla andare via non dal bosco ma dal mio corpo.
Per vincere ho avuto bisogno dell’aiuto del cacciatore, che nel mio caso è un medico di nome Roberto.
Roberto combatte insieme a me e invece del fucile ha tante scatole di medicine e con queste è riuscito a mandare via la malattia.
Non preoccuparti per me, il mio amico, il cacciatore Roberto è pronto a difendermi ancora con scatole di medicine sempre nuove e poi ci sei tu vicino a me con la tua manina per continuare a camminare insieme per tanto e tanto tempo ancora.
Cristina Storchi